Domenico Ferrari nacque a Taggia nel palazzo Ferrari posto di fronte alla cattadrale cittadina il 25 agosto del 1808, figlio di Giuseppe Ferrari e Rosa Mandracci.
Venne battezzato due giorni piu tardi nella chiesa dei SS Domenico e Filippo e gli furono imposti i nomi Giovanni Domenico Ludovico, anche se per tutta la sua vita fu sempre chiamato Domenico nome che gli fu imposto in onore del patrino, lo zio materno Rev. Don Domenico Mandracci.
Finito il ginnasio viene chiamato alle armi nell'esercito del Regno di Sardegna presso il 1° Reggimento della Brigata Cuneo di stanza ad Alessandria. Nel giro di pochi anni risale la scala gerarchica dal basso, arrivando fino al grado di Sergente Furiere, all'epoca penultimo gradino della categoria dei Sottufficiali.
Sentenza
nella causa del Regio Fisco Militare
contro
Ferrari Domenico, del vivente Giovanni, nativo di Taggia, di anni venticinque.
Menardi Giuseppe del vivente Giuseppe nativo di Rocca Sparvera di anni venticinque
Viola Luigi fu Natale, nativo di Chivasso, d’anni trenta.
Rigasso Giuseppe del fu Antonio nativo di Livorno, d’anni trenta.
Costa Armando del fu Gerolamo nativo di Leiana (Genova) d’anni ventuno, e Marini Giovanni del fu Giacomo nativo di Susa d’anni ventisei, tutti Sergenti Furieri li cinque primi nel primo e l’altro nel secondo Reggimento della Brigata Cuneo di guarnigione in questa città e detenuti nella Cittadella stessa.
Il Consiglio di Guerra divisionario convocato d’ordine di S.E. il Governatore il Comandante Generale di questa Divisione quest’oggi nella presente Cittadella e in una sala del palazzo del Comando di essa per giudicare li sunnominati individui
Invocando il Divino aiuto
Avendo sentita la relazione degli atti del processo fatta dall’Uditore di Guerra di questa Divisione, gli inquisiti nelle loro risposte, il Fisco nelle sue conclusioni ed i difensori nelle difese dichiara li detti Ferrari Domenico, Menardi Giuseppe, Viola Luigi, Rigasso Giuseppe, Costa Armando e Marini Giovanni, li tre primi rei confessi e li tre ultimi complici di delitto d’altro tradimento militare, per aver li tre primi fatto parte di una cospirazione tendente a sconvolgere e di distruggere l’attuale Governo di S. M. per sostituirvi la Repubblica, e li tre ultimi cioè Rigasso Giuseppe, Costa Armando e Marini Giovanni per essere stati informati di essa ed aver tralasciato di denunciarlo, quale progetto, la cui esecuzione doveva fra breve fra breve tempo aver luogo, non potè da essi mandarsi ad effetto per circostanze indipendenti alla loro volontà, avendo avuto il Governo in tempo contezza di tale cospirazione e fatto procedere all’arresto di alcuni de’ congiuratori fra i quali essi inquisiti: e li condanna cioè il
Ferrari Domenico nella pena di morte col dover passare per le armi in seguito a particolar grazia da S. M. accordatagli,
e gli altri cinque e cioè li Menardi Giuseppe, Viola Luigi, Rigasso Giuseppe, Costa Armando e Martini Giovanni in quella della morte ignominiosa previa la loro degradazione.
Dato Cittadella di Alessandria il tredici giugno 1833
Firmati:
Saluzzo Lamant, Magg. Gen. Presidente L’Uditore Div. Di Guerra Avenati.
Nel 1896 la sua città natale decise di costruire un monumento in memoria dei patrioti taggiaschi morti per l'Unità Nazionale. L'opera fù commissionata allo scultore Cesare Biscarra, che realizzò un obelisco in granito bianco alla cui base pose uno per lato quattro grossi medaglioni in bronzo raffiguranti oltre a Domenico Ferrari, i fratelli Jacopo, Giovanni e Agostino Ruffini figli di madre taggiasca che vissero nella città imperiese gran parte della loro vita.